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SBIANCAMENTO DENTALE

Lo sbiancamento dentario è un trattamento cosmetico e conservativo che permette di recuperare il colore naturale dei denti degradando i cromogeni dentali (es. caffeina, teina, carotene) che con il tempo, accumulandosi nello smalto, divengono i responsabili della presenza di denti gialli o macchiati.

Con lo sbiancamento l'odontoiatra cerca quindi di restituire ai denti il loro colore originario raggiungendo un risultato il più vicino possibile alla condizione naturale del paziente, senza forzature.

Tuttavia è bene sapere che:


          il differente tipo di smalto presente nel paziente può influire sull'efficacia dello sbiancamento.

Possiamo differenziare, a seconda delle caratteristiche ottiche del tessuto, un tipo di smalto translucente, in cui è possibile distinguere, per le sue particolari doti di trasparenza, il colore della dentina sottostante ed uno smalto opalescente in cui al contrario non è possibile distinguere il colore della dentina sottostante. 

In presenza di smalto translucente lo sbiancamento dentale riuscirà sicuramente a rimuovere le sostanze cromogene - e quindi rendere il dente leggermente più luminoso - ma non renderà mai il dente bianco come il paziente vorrebbe per la visibilità della dentina sottostante di colore scuro.

Per contro se lo smalto del paziente è del tipo opalescente lo sbiancamento sarà massimamente efficace in quanto lo smalto risulterà schiarito e nel contempo non permetterà alla dentina di evidenziarsi.

          non tutti i colori o le macchie presenti sui denti possono essere sbiancati con uguale risultato.

I colori tendenti al grigio o le macchie grigie schiariscono molto poco mentre i colori tendenti al giallo o al marrone sbiancano molto.

Esistono diverse opzioni di sbiancamento che tuttavia prevedono l'utilizzo degli stessi principi attivi (perossido di idrogeno o perossido di carbamide) in diverse concentrazioni e percentuali.

Tra le varie possibilità disponibili annoveriamo metodiche di tipo professionale, affidabili e monitorate dall'odontoiatra, e metodiche "fai da te" che prevedono un uso non monitorato del perossido o di altri agenti acidi (come il limone) con l'evidente possibilità di ottenere risultati non adeguati o addirittura esteticamente scorretti. (Le strips sbiancanti acquistate in farmacia ad esempio, non aderendo perfettamente alla superficie dei denti in tutti i suoi punti, rischiano di determinare uno sbiancamento a macchie e non omogeneo).

Lo sbiancamento dei denti è quindi un’operazione che deve essere eseguita con strumenti adeguati e competenze specifiche.

 

Uno sbiancamento di tipo professionale può coinvolgere sia denti vitali che denti necrotici e può essere effettuato sia nello studio odontoiatrico che domiciliarmente per mezzo di mascherine individualizzate da indossare durante la notte. In quest'ultimo caso il dentista monitorerà periodicamente il paziente in modo da poter intervenire in qualsiasi momento modificando le mascherine o operando sedute specifiche alla poltrona per correggere eventuali disomogeneità della colorazione dentaria.

          Trattamento in studio:

Richiede breve durata e garantisce risultati evidenti già dopo una sola seduta. È indicato per il trattamento delle pigmentazioni generalizzate delle arcate dentarie o limitate ad aree specifiche di uno o più elementi dentari, come in caso di alcuni tipi di fluorosi (condizione provocata da eccessiva assunzione di fluoro, >0,7 ppm, durante lo sviluppo e la mineralizzazione dei denti. in queste situazioni il difetto può apparire come una piccola macchia bianca o come una grande macchia marrone butterata),

Questo tipo di trattamento può essere monitorato dallo specialista per tutta la sua durata ed ha inoltre il vantaggio di poter essere interrotto in qualsiasi momento.

Il trattamento può avvalersi della fotoattivazione con luce alogena, LED o laser e del metodo termocatalitico.

Tuttavia, facendo riferimento a recenti studi relativi agli effetti della variazione termica sulla polpa e quindi sul nervo del dente, si è rilevato che un incremento di 5,6°C può causare danni irreversibili a queste strutture (necrosi nel 15% dei casi).

In base a questi recenti risultati l’utilizzo di fonti che generano calore per accelerare lo sbiancamento dentale è quindi sconsigliabile.

           Trattamento domiciliare:

È la procedura di sbiancamento professionale più comunemente utilizzata nel nostro studio

Questa pratica metodica si avvale di mascherine individuali in silicone morbido che il paziente riempie con un gel di perossido di carbamide al 10%  ed indossa generalmente durante le ore notturne per circa 6 notti, preferibilmente non consecutive al fine di evitare l’insorgenza di spiacevoli sensibilità dentali.

Questa tecnica grazie alla bassa concentrazione di perossido di carbamide ( al 10% anzichè il 35 % utilizzato nel trattamento alla poltrona ) associata al mancato utilizzo di fonti generanti calore per l'attivazione del prodotto è sicuramente quella più conservativa per i denti poiché riducendo moltissimo i possibili effetti collaterali. Inoltre è più stabile nel tempo.

 

 

 

Effetti collaterali

 

Gli effetti collaterali dello sbiancamento dentario sono generalmente transitori.

 

Il più frequente, riscontrabile nei 2/3 dei pazienti sottoposti a sbiancamento di denti vitali, è un aumento transitorio lieve o moderato della sensibilità dentale che aumenta considerevolmente se il paziente ha delle recessioni o delle radici scoperte.

Questa sensibilità si può facilmente controllare dilazionando nel tempo le sedute di sbiancamento e riducendo il tempo stesso della seduta.

Nell'immediato è indicata l’applicazione professionale di gel o vernici ricchi di fluoro (inserendo il gel per denti sensibili nella mascherina da sbiancamento e applicandola sui denti, già dopo pochi minuti si ha un miglioramento significativo della sensibilità dentale).

Domiciliarmene è pure indicato l'uso di un dentifricio desensibilizzante a base di arginina al 8% più carbonato di calcio che sarà in grado di fornire un sollievo immediato e duraturo dal dolore della sensibilità dei denti (massaggiando il dente sensibile con il dito per un minuto dopo avervi applicato il dentifricio all'arginina si ottiene un sollievo significativo immediato dalla sensibilità dentale).

 

Altro effetto collaterale riscontrabile è l’irritazione dei tessuti molli (soprattutto prevalente con la tecnica alla poltrona, dove per raggiungere il risultato in pochi minuti si utilizzano alte concentrazioni di perossido). Clinicamente si può evidenziare la presenza di una gengiva bianca o una gengiva viola e rossastra.

In ogni caso tutto ciò tende a risolversi in tempi rapidi senza lasciare danni permanenti.

 

Sono possibili anche lievi alterazioni del gusto sensazione di sapore metallico in bocca per alcune ore dopo la seduta di sbiancamento.

 

Un danno pulpare è possibile a seguito di trattamenti sbiancanti alla poltrona con utilizzo di strumentazioni per  attivare il principio attivo accelerandone il processo. ( lampade a luce alogena, a luce led, Laser ).

Tali sorgenti di attivazione, generando calore, possono indurre espansione del fluido contenuto nei tubuli dentinali, creando uno stato di iperemia pulpare e conseguente ipersensibilità dentaria. Nel 15% dei casi si può giungere anche a necrosi della polpa.

Per questo motivo, come già riferito più sopra, è da preferirsi lo sbiancamento con mascherine domiciliari, sicuramente più lento a raggiungere il risultato (sono necessarie sempre almeno 6 notti ad arcata) ma nel contempo più conservativo nei confronti del dente e con meno effetti collaterali (più bassa concentrazione di perossido di carbamide utilizzata ed assenza di sorgenti di calore).

 

L'effetto di uno sbiancamento dentale non è stabile nel tempo. Dopo circa 3 anni si può perdere fino al 50 % del risultato ottenuto.

Nel caso però in cui sia stata utilizzata una tecnica professionale domiciliare di sbiancamento mediante mascherine basterà chiedere una siringa di gel aggiuntiva per ristabilire, nella maggioranza dei casi, il risultato originale.

 

 

SBIANCAMENTO DI DENTI NON PIÙ VITALI

I denti non più vitali, come ad esempio i denti devitalizzati o che abbiano subito un trauma, a volte possono cambiare colore e diventare più scuri con il passare del tempo (denti grigi o neri). 

Varie sono le cause della pigmentazione dei denti non più vitali, come ad esempio l'emorragia pulpare, un'incompleta rimozione del tessuto necrotico per una non corretta terapia canalare che lascia all'interno del dente residui di tessuto e di sangue, l'uso di materiali per il riempimento canalare a base di eugenolo o sali d’argento.

In questi casi, dopo aver verificato l'assenza di eventuali residui di tessuto nella camera pulpare (che devono essere attentamente rimossi, onde evitare la formazione di macchie a terapia terminata) si procede a rimuovere i materiali da otturazione endodontica dalla camera pulpare ed ad allestire una valida protezione dei canali. Dopo di che può essere alloggiato all'interno del dente l’agente sbiancante (perossido di carbammide al 30%) capace di diffondersi nei tubuli dentinali ossidando e sbiancando i pigmenti presenti.

Lo sbiancamento intracoronale è definito walking bleach (l’agente sbiancante è lasciato in situ per alcuni giorni) ed è attualmente considerato il metodo di elezione in quanto e il più efficace ed il più sicuro e confortevole per il paziente.

 

Questa metodica può portare a buoni risultati, anche se il risultato purtroppo non è mai predicibile. 

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