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E' nozione comune a tutti che in gravidanza le gengive subiscono un aumento delle patologie a loro associate.

In gravidanza la risposta gengivale ai fattori locali (placca batterica, tartaro, ricostruzioni e protesi debordanti) risulta alterata facilitando la comparsa di edema, aumento di volume e sanguinamento sino alla comparsa di vere e proprie forme specifiche di parodontopatia che tendono a regredire al termine della gravidanza (gengiviti ed epulidi gravidiche).

 

L'incremento delle patologie gengivali sembra essere causato essenzialmente dalla presenza di due fattori tipici:

      una vasodilatazione diffusa -   che, benché necessaria per garantire lo sviluppo del feto, può generare nel cavo orale gonfiore ed irritazione gengivale.

     un alterato equilibrio ormonale -   che, influenzando il sistema immunitario, lo indebolisce rendendo le donne gravide più predisposte a sviluppare una  parodontite o una gengivite gravidica,  patologie infiammatorie e degenerative che, se trascurate, conducono alla distruzione dei tessuti circostanti i denti e conseguente perdita di quest’ultimi.

( per maggiori chiarimenti vedi la sezione dedicata alla malattia parodontale)

Le patologie gengivali purtroppo, oltre ai danni locali sopra citati, possono anche essere anche causa di danni sistemici ben più gravi.

Fin dal 1996, quando il ricercatore statunitense Steven Offenbacher pubblicò i risultati di uno studio osservazionale che fece scalpore per l’epoca, si conosce un legame tra la patologia dei tessuti gengivali ed eventi ostetrici anche gravi.

Il ricercatore rilevò infatti che, tra le 124 donne coinvolte dallo studio, quelle affette da infezione parodontale fecero registrare un numero maggiore di parti pretermine, una delle maggiori cause di mortalità infantile.


A questi primi dati fecero seguito negli anni decine di altri studi che hanno rimarcato ulteriormente la relazione tra l’infezione parodontale materna ed il possibile esito infausto della gravidanza.

Due sono le ipotesi formulate per spiegare l’associazione malattia paradontale e parto pretermine:

      una suppone che dal cavo orale i batteri entrando a contatto con il sangue, tramite il torrente circolatorio, possano colonizzare la cavità uterina e quindi, per reazione infiammatoria, dare luogo a contrazioni dell’utero innescando il parto pretermine.

Varie ricerche hanno infatti collegato le infezioni gengivali in gravidanza con la presenza a livello placentare di antigeni del Porphyromonas Gingivalis, un batterio solitamente associato a forme di parodontite cronica e mai riscontrabile nelle gengive sane.

Questo batterio essendo in grado di penetrare la placenta, generando tossine all’interno della barriera amniotica, è causa di infiammazioni locali che possono provocare un parto anticipato. 

    una seconda ipotesi si basa invece sul fatto che l’infezione parodontale induce un incremento sistemico di citochine pro-infiammatorie. Queste sostanze, aumentando il carico infiammatorio sull’unità feto-placentare, provocano modificazioni nel liquido amniotico generando perdita di peso nel feto ed infine innesco delle contrazioni uterine.

Secondo altri ricercatori entrambe le due ipotesi potrebbero essere vere ed insieme concorrere a determinare il parto pretermine.

 

Come sopra accennato il parto pretermine è una delle maggiori cause di mortalità infantile. Negli Stati Uniti è infatti la seconda causa di mortalità infantile con il 13% dei decessi.

Il parto pretermine inoltre, associato ad un peso alla nascita del neonato inferiore alla norma, ossia minore di 2,5 chilogrammi, può anche essere causa di disturbi neurologici e cognitivi che perdurano nel tempo alterando lo sviluppo futuro del bambino.

In studi più recenti emerge che l'infezione parodontale potrebbe essere responsabile di ben il 18% dei 250.000 bambini prematuri che nascono ogni anno negli Stati Uniti di peso inferiore ai 2,5 Kg.

Questi ricercatori, dopo aver considerato tutte le altre possibili cause di prematurità, affermano che il rischio di avere un bambino prematuro di basso peso alla nascita è di almeno 7,5 volte più elevato per le donne con grave malattia parodontale. 

 

La malattia paradontale pertanto potrebbe essere uno dei più importanti fattori di rischio identificabili di parto pretermine.

Ne consegue che queste nascite premature possono essere evitate con una corretta prevenzione e cura della malattia parodontale nelle donne gravide.

In uno studio più recente Offenbacher (2006), esaminando donne in gravidanza sottoposte ad una terapia adeguata della patologia gengivale esistente, ottenne una diminuzione consistente dei parametri infiammatori gengivali che si accompagnò ad una riduzione del rischio di eventi ostetrici negativi!

Tutti gli studi in letteratura hanno inoltre dimostrato che non vi sono controindicazioni nel trattare le pazienti in gravidanza.

Dato importante perché sfata una vecchia credenza secondo la quale la gestante non deve essere trattata fino al termine della gravidanza.

Oggi possiamo infatti affermare che un trattamento odontoiatrico adeguato può solo portare benefici per la salute del cavo orale della paziente e per la prevenzione del parto prematuro.

In uno studio condotto in Australia nel 2011 le patologie del parodonto sono state riconosciute anche come possibile causa di infertilità femminile.

La diretta correlazione tra parodontite e "infertilità idiopatica", come definita dai ginecologi, è alla base di numerose ricerche ed è stata ampiamente indagata in letteratura. Un ulteriore studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Atene nel 2015 dimostra come la malattia parodontale possa inficiare anche i tentativi di trattamento di fertilità assistita. Anche in questi casi si rileva quindi una correlazione diretta tra la patologia infettivo- infiammatoria del distretto orale e quello uro-genitale con un’importante similitudine tra il microbioma dei due distretti. 

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